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Armiamoci e innoviamoci!

Lo smart working come scelta lavorativa

Il lockdown causato dal coronavirus ha portato i lavoratori di tutto il mondo a stravolgere il loro modo di lavorare. Milioni di persone si sono ritrovati a lavorare da casa, lontano dai colleghi e senza i giusti strumenti. Col tempo le aziende hanno dovuto iniziare un processo di digital transformation per cercare di rendere operativi i loro collaboratori anche a distanza. 

Ma i lavoratori cosa ne pensano di questa situazione? Hanno i giusti strumenti per lo smart working? Quali sono le problematiche che un lavoratore deve affrontare nel 2020? Quali sono le prospettive per il 2021? 

Grazie alla recente ricerca Workforce of the Future” di Cisco, che ha coinvolto 10.000 dipendenti di 12 paesi dell’Europa, Russia e Medio Orientesi è potuto delineare le loro aspettative di lavoro a partire dal 2021.  

In particolare, gli italiani, che prima del lockdown non avevano mai sperimentato il lavoro flessibile, hanno potuto coglierne qualche vantaggio. Secondo la ricerca di Cisco l’87% dei lavoratori italiani vorrebbe cominciare ad avere l’opportunità di scegliere se e quanto lavorare da remoto o in ufficio. I principali benefici riscontrati durante la pandemia, che i lavoratori vorrebbero mantenere, sono: maggiore autonomia lavorativa, collaborare in team a distanza e maggiore produttività.  

Per questo motivo tornare alla normalità non è più un’opzione accettabile per i dipendenti. La situazione più auspicabile per le aziende sarebbe di rendere libero il collaboratore di scegliere la modalità di lavoro che preferisce.   

Tutto ciò però non può avvenire se prima i lavoratori non vengono equipaggiati con i giusti strumenti. 

Molte aziende internazionali hanno colto questo potenziale e hanno fatto del lavoro flessibile una nuova filosofia aziendale offrendo ai loro collaboratori specifici strumenti per lo smart working 

Nelle piccole e medie imprese italiane però la situazione è ben diversa, bisogna ancora combattere con diverse problematiche che limitano l’innovazione al loro interno. 

Una delle prime barriere da abbattere riguarda la cultura verso l’innovazione. Nel 2020 un’azienda per essere competitiva non può pensare che gli investimenti in innovazione digitale siano uno spreco di denaro. La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo “armarci” digitalmente e che tutti ne abbiamo la possibilità. L’innovazione non è più una “cosa da ricchi”, ma è un vantaggio che qualsiasi azienda può sfruttare.  

Ma di cosa ha realmente bisogno un lavoratore? 

 

In base alle difficoltà riscontrate dai collaboratori durante i mesi di lock-down sono state evidenziate due principali esigenze.

1) Assenza di adeguate competenze digitali. 

La maggior parte dei collaboratori non conosce tutti gli strumenti che sta utilizzando o che andrà ad utilizzare. Per questo motivo è necessario che l’azienda offra specifici corsi di formazione ad ogni dipendente, così da permettergli di sfruttare il potenziale di ogni strumento. Ad esempio, Microsoft Teams è uno degli strumenti più utilizzati in questi mesi per facilitare la collaborazione tra colleghi, ma al suo interno possiede tantissime funzionalità poco utilizzate.  

2) Scarsità di strumenti adatti per lo smart working.  

Molti smart worker si sono trovati rinchiusi in casa con strumenti lenti, vecchi e senza protezione dagli attacchi hackerOltre ad avere a disposizione device che garantiscano di lavorare in modo smart sono necessari i giusti prodotti di office automationMicrosoft offre la possibilità ad ogni azienda di sfruttare il cloud per gestire l’accesso alle applicazioni aziendali in modo sicuro da diversi device e di poter condividere in ogni momento documenti. Oltre ai più noti strumenti di comunicazione, ve ne sono tantissimi altri che rispondo ad altre esigenze come la collaborazione da remoto o la protezione dei dati. 

Se le aziendriuscissero ad ascoltare i propri collaboratori e a investire il giusto tempo e denaro in innovazione si potrà rivoluzionare la vita lavorativa di tantissimi italiani.